di Bianca Lerza
La memoria di Monet è arrivata fino a nostri giorni attraverso tutte le sue opere, celebri dipinti che hanno contribuito alla nascita dell’Impressionismo, un movimento artistico determinante per l´evoluzione dell’arte moderna e contemporanea.
Per tutti coloro che vogliono ripercorrere come per magia, un viaggio a ritroso nel tempo e visitare i luoghi dove l’artista ha vissuto e lavorato, consigliamo una splendida passeggiata in una regione della Francia chiamata Normandia.Una volta arrivati a Giverny è possibile raggiungere una deliziosa casa intonacata di rosa, dove tra il 1883 e il 1926, Monet ricreò la sua “alcova artistica”, ricreando anche in maniera artificiosa, un decoro intimo e colorato.
La casa, grazie anche all’intervento del figlio di Monet che nel 1966 in seguito ad alcuni lavori di ristrutturazione, promossi in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti e pagati da mecenati francesi e americani. E’ stata finalmente aperta al pubblico e affidata alla gestione della Fondazione Claude Monet che opera a Giverny dal 1980.
Ogni angolo del giardino e dell’abitazione è un continuo deja vu all´interno delle opere del maestro impressionista.
Citiamo ad esempio le stampe giapponesi, una vera e propria collezione composta da cento trentuno “gravures”, che colpiscono il visitatore e ricordano che l’apprezzamento e la conoscenza dell’arte giapponese aveva conosciuto in Francia un periodo d’oro in concomitanza con l’Esposizione Universale del 1862, dove si affermò un nuovo stile artistico particolarmente apprezzato nel campo della pittura e della grafica.
Anche la letteratura non rimase insensibile a questa elegante invasione e, a tal riguardo, è doveroso citare il romanzo di Emile Zola Au bonheur des dames. Ogni impressionista aveva una propria collezione di stampe giapponesi e ogni artista cercava dei riferimenti particolari e personali nella propria collezione. Mirabeau a proposito della collezione di stampe di Monet diceva che l´artista era colpito da: “La raretè des rapports immobilisès sur les estampes japonaises.”. La visita prosegue alla scoperta del giardino, luogo di meraviglie e di continua ispirazione, dove la natura stessa offre dei quadri autentici che l’artista traspone sulla propria tela. Davanti alla casa incontriamo il Clos Normand, caratterizzato da un tracciato rettilineo ricoperto da una galleria che ospita su di essa una serie di piante che descrivono un disegno aereo ricco di colori che cambiano a seconda delle stagioni. Attraverso questo percorso si raggiunge il cosiddetto Jardin d´eau (Giardino dell’Acqua). Monet comprerà nel 1893 il terreno per poter realizzare il suo stagno ma solo due anni più tardi il progetto vedrà la luce. Bloccato da una serie di lungaggini amministrative il giardino è cosi descritto nel 1924 dal celebre giardiniere Georges Truffaut: “Lo stagno è alimentato dall’Epte ed è incorniciato da un salice piangente di Babilonia con i suoi rami dorati. Al roseto ed altre piante spetta il compito di creare delle zone d´ombra, mentre lo stagno ospita un´importante gamma di ninfee e una piantagione di bambù.”.
L’elenco degli alberi e delle piante presenti potrebbe continuare all’infinito, includendo tra l’altro molte varietà extraeuropee. Il contrasto tra questa parte del giardino e la precedente è senza dubbio da ricercare in una differente concezione geometrica: il Clos Normand è rigoroso, simmetrico, il Jardin d´eau è asimmetrico, esotico, rimanda direttamente alla concezione orientale della contemplazione degli spazi verdi.
E infine incontriamo il “Ponte giapponese”, anch’esso studiato per avere uno scorcio prospettico “a breve raggio” che viene impreziosito da una moltitudine di piccoli e grandi fiori che si trasformano in macchie di colore ad ogni cambio di direzione del vento e ogni volta che un raggio di sole viene a sfiorarli.