di William Wetmore Story
C’e’ una grande “festa” durante la Quaresima nel piccolo centro di Grotta-Ferrata, paese a circa quattordici miglia da Roma. Ha luogo il 25 marzo e spesso e’ molto allegra e pittoresca e sempre affascinante per chi e’ spettatore e privo di pregiudizi.Sin dalle otto del mattino cominciano ad incamminarsi i carretti da Porta San Giovanni ed in quasi due ore raggiungono il Monastero fortificato, ai cui piedi sorge il paese di Grotta-Ferrata. Mentre avanziamo tra nobili olmi e platani, folle di contadini riempiono la via, mendicanti gridano dai margini della strada, gli asini ragliano, le carrette sferragliano finchè, infine, arriviamo ad un grande prato che appare animato e affollato da figure vestite allegramente. Queste si muovono avanti e indietro, come formiche sopra un formicaio. Qui si radunano contadini da tutti i paesi intorno per dieci miglia, tutti nei loro costumi festivi; lungo il sentiero che costeggia il prato e conduce alla grande porta della vecchia fortezza, gli asini si affollano producendo un bizzarro concerto. Saltimbanchi, vestiti da arlecchino, fanno le smorfie o arringano dal marciapiede e invitano tutti al loro spettacolo. Dall’interno dei loro baracconi si sente il suono costante di pifferi e tamburi e, attraverso la tenda sollevata, di quando in quando appare una faccia comica che scompare con uno strillo improvviso e un gesto agitato.
Mentre la folla compatta si muove lentamente in entrambi le direzioni, andiamo avanti passando attraverso l’arco nel grande cortile. Qui, sotto l’ombra del monastero, bancarelle e panchine stanno in fila esponendo i prodotti della campagna, scarpe, rudimentali attrezzi agricoli, ruvide stoffe tessute dalla gente di campagna, cappelli con coccarde e rosette, scope e spazzole, oggetti fatti in casa. Quà e là articoli di un venditore ambulante di gioielli e piccoli quadri incorniciati di Madonne e Santi. Usciti dalla folla saliamo attraverso uno scalone di pietra fino alla passeggiata intorno ai parapetti delle mura e guardiamo in basso la scena. Com’è allegra! Intorno alla fontana, che zampilla in centro alla corte, folti gruppi di persone si raccolgono per lavarsi, bere e riempire i loro fiaschi e orci. Lì vicino un ciarlatano salito su di un tavolo, con una tenda alle sue spalle dipinta dappertutto con strane figure cabalistiche sta illustrando ad alta voce le virtù delle medicine, degli unguenti e la sua abilità nel cavare i denti.Nessuno avrà più dolori di denti, orecchie, testa o stomaco se ricorrerà alle sue fantastiche promesse.Una piccola boccetta contiene la famosa acqua che ridà la giovinezza; un’altra, la lozione che risveglia l’amore, cura la gelosia o cambia la bruttezza in bellezza. Durante tutto il tempo egli gioca con i suoi serpenti addomesticati e chiacchiera sino a seccarsi la lingua, mentre la folla dei contadini rimane a bocca aperta davanti a lui, ride con lui, e compra da lui.
* Traduzione di Giovanni Maria Abbadessa