di Marco Regi
Si apre il sipario e il comico torinese Giampiero Perone annuncia che sta per iniziare lo spettacolo dove quindici diverse tecniche comiche verranno presentate al pubblico che alla fine con un QR Code dovranno scegliere qual è, secondo il loro gusto, la tecnica comica migliore…..
…sarà il principe del varietà Antonello Costa a proporre al pubblico quindici modi di far ridere e sorridere.
Inizia così la tre giorni romana di Antonello che ormai da trent’anni presenta in tutta Italia il suo essere ‘’one man show’’, con balli, imitazioni macchiette, danze e tanto altro ancora.
La prima tecnica è il NUMERO MUSICALE dove Antonello evidenzia le sue doti di cantante e ballerino con una spinta iniziale che coinvolge da subito il pubblico così da entrare da subito nello spirito dello spettacolo.
Il MIMO Antonello lo caratterizza attraverso il suo personalissimo Karacarosello (anche Karacose) dove, con immagini accompagnate da immagini e oggetti, riesce a far vivere in forma comica personaggi e fatti della nostra società…qui il sorriso del pubblico accompagna ogni situazione presentata con stile ed eleganza.
Pensando a Petrolini, Nino Taranto fino a Proietti subito ci si immerge nel mondo della MACCHIETTA, che con ironia, sempre pungente ma mai volgare e offensiva, che coinvolge direttamente il pubblico facendolo diventare protagonista dello spettacolo stesso. Carosone scrisse ‘’stu fungo cinese’’ che Antonello parafrasa con Nicolino un piccolo cinese che sta in Italia e che per vivere vende un elisir d’amore costituto da un fungo dalle inequivocabili proprietà per i maschietti che hanno qualche ‘problemino’’ con la propria partner nei momenti più intimi….impossibile non partecipare al gioco delle parti sia del pubblico maschile che di quello femminile entrambi coinvolti da Antonello in una macchietta ormai diventa da antologia.
Annalisa Costa, sorella di Antonello, invece ci porta nel mondo della PARODIA, in questo caso musicale…imitando e parafrasando cantanti famose. Qui le sue doti di canto e di ballerina le consentono di trascinare il pubblico tanto quanto suo fratello.
Avete mai notato quando parliamo quante parole trovino assonanza onomatopeica con altre parole che indicano oggetti, prodotti commerciali, città, nazioni e tanto altro ancora?
Questa tecnica si chiama CALEMBUOR e Costa ne propone una sua personalissima versione dove in pochi minuti costruisce un racconto con ben 123 nomi di citta e nazioni (ne ha anche una versione con marchi commerciali)….si rimane a bocca aperta come l’onomatopeica ci accompagni costantemente e come un nostro qualsiasi dialogo di fatto è una sorta di CALEMBUOR.
Spesso la volgarità viene a priori associata a certe forme di comicità….Costa nel suo spettacolo presenta un numero (chiamato Passion Flowers) di COMICITA’ VOLGARE, dove quest’ultimo termine deve di fatto essere virgolettato in quanto una sedicente cantante sudamericana si presenta sul palco a cantare una canzone e un attempato paggetto vestito in ambiti barocchi in sottofondo accompagna la suddetta cantante con una sorta di polifonia canora che gradualmente introduce termini di fatto non appartenenti ad un linguaggio aulico e forbito, ma sempre con simpatia ed ironia (il ‘’nun me rompe er cà’’ di Proietti in tal senso ha fatto scuola).
La Città di Roma diventa nello spettacolo di Antonello Costa, diventa il punto di riferimento per un TRIBUTO MUSICALE di sette grandissimi dello spettacolo romano….sette canzoni, come i sette colli dove alla fine la ‘’nu je da retta Roma’’ diventa tributo inevitabile all’immenso Gigi Proietti con un inchino di Antonello e un interminabile applauso da parte di un pubblico palesemente commosso.
Quante volte l’EQUIVOCO caratterizza la nostra quotidianità? Il cinema e il teatro ne hanno fatto un cavallo di battaglia sempre vincente…come non ricordare Lino Banfi e Gigi Reder nello studio dentistico ex casa di appuntamento….e Antonello Costa con un Giampiero Perone, in stato di grazia come spalla, ci raccontano la storia di Antonello stesso che crede di andare in uno studio di un andrologo e invece per sbaglio entra in un centro di riparazione di cellulari….il pubblico si gode oltre dieci minuti di gags e doppi sensi irresistibili.
La CANZONE COMICA è da sempre un momento di collegamento tra le varie forme del cabaret e dell’avanspettacolo….Costa nel suo spettacolo propone un ballerino di Salsa che sulla falsa riga del già citato fungo cinese propone la canzone ‘’magari salza’’ che con ironia leggera enfatizza quanto già dal titolo della canzone stessa è intuibile.
Canzoni, modi di dire, frasi tipiche nel tempo diventano un TORMENTONE. E quest’ultimo è un’altra delle forme comiche presentate nello spettacolo. Costa con una parrucca riccia e abiti da clochard si presenta davanti al pubblico e pronuncia una sola parola….DANTE….e con gesti, espressioni facciali e una gestualità ad hoc riesce a trasportare tutto il pubblico a seguilo nel suo pronunciare Dante attraverso il rientrare in scena, tra un numero e l’altro, più volte con il personaggio.
Con la tecnica della CARATTERIZZAZIONE, Costa (preceduto da un balletto della sorella Annalisa e di un eccellente corpo di ballo costituito da quattro giovani danzatrici) ci presenta il personaggio dell’egiziano immigrato in Italia dove, attraverso un uso comico del grammelot della lingua araba e con il supporto ancora una volta dell’istrionico Giampiero Perone, fa sorridere il pubblico con un caleidoscopio inesauribile di batture e freddure.
Modificare le parole di canzoni note (tecnica detta del CENTONE) è uno dei momenti più coinvolgenti del pubblico che viene coinvolto direttamente da melodie stranote che quindi portano a seguire l’attore con un connubio di sicuro successo. Antonello Costa usa questa tecnica con uno dei suoi personaggi più riusciti, ovvero presentandosi sul palco con un costume gonfiato che lo fa sembrare obeso. Ed è proprio su questa sua condizione legata ad eccessi alimentari che parte una sequenza di canzoni famosissime i cui testi vengono adattati alla situazione comica in atto.
IMITARE non è facile e spesso può cadere nello scontato e nel poco attrattivo perché banale e spesso anche poco riuscito. Annalisa Costa porta sul palco l’imitazione di Valeria Marini…..sfida coraggiosa in quanto quest’ultima personaggio iperimitati e quindi oggetto di innumerevoli tentativi di imitazione (come recita un’altrettanta famosissima rivista italiana). Annalisa vince la sfida con una sua personale caratterizzazione della Marini che non è ne banale ne tantomeno la brutta copia di tante altre….brava Annalisa.
Forse non tutti sanno che Antonello Costa ha inventato un suo protettore….tale Don Antonio sedicente malavitoso del sud…nella finzione zio di Antonello stesso. Don Antonino inizia a raccontare freddure e barzellette…coinvolge direttamente una persona del pubblico in un duetto simpatico dove il pubblico si diverte e si sente partecipe……questa è ciò che in gergo tecnico si chiama la CARICATURA forma di comicità che richiede grande capacità di improvvisazione e di creare empatia tra attore e pubblico. Costa in questo settore è tra i più bravi e Don Antonino è ormai diventato un suo grande classico di repertorio noto a tutto il suo pubblico.
Non c’è spettacolo senza il GRAN FINALE. Antonello propone il duetto Chaplin/Jackson in un caleidoscopio di musica, danza, ed emozioni che dopo oltre due ore di spettacolo commuove il pubblico nel ricordare due personaggi immortali nella storia dell’arte.
Lo spettacolo finisce qui? Ma certo che no…a questo punto sul palco appare un gigantesco QR Code e improvvisamente il protagonista non è più l’attore, ma il pubblico che deve attraverso il proprio voto scegliere di spettacolo in spettacolo quello che ritiene essere la forma comica che più ha gradito. Un momento di vero coinvolgimento e una sorta di sinestesia tra pubblico e forma d’arte….un’idea innovativa ed eccellente che evidenza la cura e l’affetto di Antonello Costa verso il proprio pubblico.
Costa conclude lo spettacolo con una che forse è la sintesi vera del teatro…..ovvero che
l’attore (lui nello specifico) è il principe del varietà…..
e perché non il Re?
Perché il Re del Varietà è il Pubblico