Chi si mette in cammino, se è fortunato, conosce il motivo per il quale decide di mettere in moto questa catena di passi che durano giorni e kilometri. Io non conoscevo il mio motivo. Un po’ come per l’Africa mi sono affidata ad un sentimento ancestrale e profondo, un desiderio che è ben altro dalle necessità conosciute. Chi ha fatto il cammino sa che la risposta a questo grande perché arriverà nel tempo, magari stupendo il pensatore per il contenuto della risposta, o magari non arriverà mai o addirittura si mostrerà diversa rispetto all’aspettativa….
Durante il mio cammino ho spesso sentito l’energia dei passi degli altri e mi dicevo che la stessa energia era mossa dalle più disparate forze, preghiere, ricerche. Di certo, gran parte dell’animo di chi si mette in viaggio è spinto da un sentimento di inquietudine e di ricerca, di fatto il cammino si compie fuori ma il viaggio di dentro inizia molto prima.
Visitare la cattedrale è stato come mettere in pausa il tempo.
Ho dedicato a questo momento la mattinata della mia permanenza libera in Santiago. Era un momento che meritava la mia piena presenza.
Entrando, il rumore di cuori e desideri diventava sempre più grande, tanto grande da sembrare un cuore unico. Abbraccio mistico.
Ho sentito la necessità di confessarmi, per quanto non sia una cristiana praticante.
Il resto del giorno è stato accompagnato da malinconia, pianti, ed ancora domande. Domande che sono certa presto troveranno il loro senso.
Ciò di cui sono certa oggi è la necessità di un contatto più profondo, da parte di tutti.
È il sentire a renderci vivi.